Jane Austen

Tutti al mare: ovvero i piaceri balneari al tempo di Jane Austen

“Andate a Brighton a trovare marito!”, consiglia Lydia, la minore delle sorelle Bennet, in Orgoglio e pregiudizio.
È a partire dal 1750 che in Inghilterra fanno la loro apparizione le prime stazioni balneari: oltre a Brighton, frequentata dalle famiglie aristocratiche, c’erano anche Hastings, Yarmouth… Progettate a tavolino secondo un modello ben preciso, insieme alla possibilità di beneficiare delle naturali virtù dell’aria salmastra, e di salutari quanto improbabili immersioni in un mare gelato, offrivano soprattutto l’attrattiva di una spumeggiante vita mondana.
In Sanditon, ultimo romanzo di Jane Austen rimasto per nostra sfortuna incompiuto, il personaggio di Tom Parker è un indomito demiurgo vacanziero che persegue un solo e unico scopo, la fortuna turistica di una località balneare e il suo luminoso futuro:

Un posto come Sanditon ci voleva proprio, se ne sentiva il bisogno. Era predestinato dalla natura, scritto a chiare lettere: vi si trova indiscutibilmente la migliore e più pura brezza marina; è eccellente per i bagni; la sabbia è fine e compatta; l’acqua profonda a tre metri dalla costa, niente melma, niente alghe, niente rocce scivolose; non c’è mai stato un posto più chiaramente indicato dalla natura come rifugio ideale per i malati. Sanditon è proprio il luogo di cui migliaia di persona sembrano aver bisogno. E che dire della distanza ideale da Londra! Un miglio netto in meno, misure alla mano, rispetto a Eastbourne.

La promessa di scenografiche passeggiate sui viali o lungo i moli, con il mare sullo sfondo, esercitavano un fascino irresistibile sui turisti inglesi e sulle fanciulle romantiche in cerca di marito. La villeggiatura diventa un modo per combattere la malinconia e sfoggiare nuovi vestiti confezionati per l’occasione, che mescolavano l’elegante semplicità dell’abbigliamento greco antico e l’attrazione tutta inglese per la rifinitura Vandyke, la gorgiera Tudor e vari tipi di decorazioni applicate.
In questi anni nascono anche le Bathing machines, dei carri coperti che trasportavano i bagnanti fin dentro ai flutti del mare. Una volta lì potevano liberarsi dei loro pesanti vestiti quotidiani e immergersi nell’acqua.
La stessa Jane Austen ha frequentato delle cittadine di mare probabilmente facendo uso a sua volta di una Bathing machine, come apprendiamo da una sua lettera del 1804 spedita da Lyme Regis:

Stamattina ho fatto un bagno magnifico e Molly ci teneva così tanto a farmi divertire che forse sono rimasta in mare fin troppo a lungo, considerato che dal primo pomeriggio ho incominciato a sentirmi incredibilmente affaticata. Devo fare più attenzione in futuro, e comunque domani non farò bagni in mare, come mi ero del resto già ripromessa.

Fino all’epoca vittoriana, questa delle Bathing machines rimase l’unica maniera “rispettabile” per concedersi il piacere di una nuotata, in tempi in cui ancora non esistevano costumi da bagno: la semplice struttura del carro, coperta da un ampio telo che proteggeva dagli occhi indiscreti, garantiva infatti ai bagnanti la privacy necessaria per tuffarsi, stare a mollo, e poi salire sottocoperta per rivestirsi.

Solo da metà dell’Ottocento, quando una legge decretò che non ci si poteva spingere troppo al largo con i carri per motivi di sicurezza, fecero la loro comparsa i primi costumi da bagno, ma questa è un’altra storia…

MASTERCLASS IN TRADUZIONE EDITORIALEFRANCESE >> ITALIANO
SCOPRI IL CORSO E IL CALENDARIO